Renato Mastrostefano e la Banca Popolare del Lazio

Al servizio della propria comunità.

Con questa pubblicazione, l’Associazione fra le Banche Popolari vuole ricordare Renato Mastrostefano ripercorrendo, attraverso ricordi personali e i documenti annuali del Bilancio Sociale e delle Relazioni al Bilancio della Banca Popolare del La­zio, il periodo che va tra il 2008 e il 2016. Sono gli anni nei quali è stato alla guida, come Presidente, della banca laziale, ma sono anche gli anni più duri e difficili che l’economia e il sistema ban­cario abbiano conosciuto. Renato Mastrostefano del suo istituto, la Banca Popolare del Lazio, nel quale ha percorso tutta la carriera fino a diventarne Presidente, è stato il principale artefice del suc­cesso. La sua vita è stata totalmente intrisa con quella della Popo­lare del Lazio.

Alle esequie, che si sono tenute a Velletri, la sua città, do­menica 24 settembre, sembrava essere presente in spirito. Alle 15 la Chiesa era gremita. La giornata era bella e piena di sole. Tutto perfetto come lui avrebbe voluto. La gente silenziosa e compita, con ordine entrava e con ordine e silenziosamente usciva. Tutti compresi nel dolore, ma, secondo me, convinti anche che l’anima di Renato aleggiasse all’interno della Chiesa. Belli i ricordi perso­nali del Vescovo di Velletri, Mons. Vincenzo Apicella, e dell’Am­ministratore Delegato Massimo Lucidi, nonché dell’Avv. Carlo Palliccia con cui mi ero intrattenuto poco prima della cerimonia. Molto commovente e toccante in particolare il ricordo personale della figlia Paola.

*Segretario Generale, Associazione Nazionale fra le Banche Popolari.

A sentire le parole di coloro che si sono succeduti nella commemorazione mi sono sovvenuti alla memoria, come lampi, i ricordi personali, i pensieri scambiati. Immediatamente subentra il rammarico di non aver avuto più tempo per approfondire ulte­riormente il rapporto di amicizia. E allora tutto sembra troppo bre­ve. D’altronde “tutto ciò che finisce è troppo breve”. Rammento di aver letto, alcuni anni fa, questa riflessione forte e sempre molto umana di Sant’Agostino (lo stesso Santo citato dalla figlia Paola). Il ricordo di questa frase mi ha accompagnato per tanto tempo, portando con sé la questione decisiva che, incosciamente o meno, sta dentro le nostre ore: e se tutto finisse? Eppure non ci si può arrendere a questa ipotesi tanto è irragionevole e contraddittoria con tutto ciò che ci costituisce. Allora la domanda cambia, diventa un’altra: com’è possibile salvare il tempo? Il ricordo? Come è pos­sibile che le cose che rimangono non siano soltanto uno scorcio ingannevole? “Passa la scena di questo mondo”. È un’espressione di San Paolo che deve essere letta, compresa e coniugata con quella parte della Sacra Scrittura, la quale afferma che con la morte la vita non è tolta, ma solo mutata. Gli affetti, i ricordi, le cose comprese, le esperienze vengano azzerate dal passare del tempo? Io penso di no. Da qui la necessità di manifestare l’apprezzamento, l’affetto attraverso il ricordo di Renato Mastrostefano. È stata una perso­nalità della realtà bancaria ed economica italiana. Ha dedicato il suo tempo e tutte le sue energie all’attività bancaria rivestendo per molti anni, in particolare, la carica di Presidente della Popolare del Lazio e membro del C. d. A e del C. E. dell’Associazione Nazio­nale fra le Banche Popolari. Tra i molti incarichi anche quello di Presidente del Collegio Sindacale del Fondo Interbancario per la Tutela dei Depositi.

La morte di Renato Mastrostefano ha significato per me, oltre che per tutta la categoria, anzitutto, la perdita di un amico, con cui ho avuto occasione di condividere momenti di riflessioni e di scambio di idee. Era, infatti, un uomo che univa, ad una pro­fonda sensibilità, un’intelligenza vivace e una indiscussa professio­nalità. Di lui ricordo l’acutezza di analisi e la comprensione dei problemi, unite ad una grande lucidità di azione. In particolare, colpiva la sua capacità di cogliere appieno le grandi trasformazioni in atto nella vita sociale ed economica del nostro Paese. Così, gra­zie all’esperienza acquisita in anni di dedizione e di costante appas­sionato lavoro, egli aveva compreso la necessità, in una economia via via divenuta globale, di un forte processo di crescita formativa e culturale delle Banche Popolari che consentisse di aumentarne la competitività sul mercato. Questo lo spirito che ha animato la vita di Renato Mastrostefano, l’impegno di un uomo intelligente, vivace e volitivo, che ha fatto dei valori morali ed etici, trasfusi nel lavoro di ogni giorno, i capisaldi del suo agire.

Renato Mastrostefano era entrato nella Banca Popolare del Lazio molti anni fa, quando questa si chiamava in maniera diversa. Era il 1969, la Banca era la Banca Cooperativa Pio X e Mastrostefano, laureato in Scienze Economiche e Commerciali, che fino ad allora nella sua Velletri aveva insegnato discipline tecnico-commerciali negli istituti superiori, vi entra come com­ponente del Collegio Sindacale. Nel 1978 diventa Direttore Ge­nerale e, da questa carica, è protagonista della trasformazione, che si realizza compiutamente nel 1993, in Banca Popolare Pio X e poi, nel 1994, a seguito della fusione con la Banca Popolare di Terracina, Banca Popolare del Lazio della quale diviene immedia­tamente prima Direttore Generale, poi Consigliere di Ammini­strazione e Amministratore Delegato e, dal 2009 al giorno della improvvisa scomparsa, Presidente. Mastrostefano ha ricoperto importanti incarichi anche in altre istituzioni del sistema banca­rio popolare italiano: Consigliere di Amministrazione dell’Isti­tuto Centrale Banche Popolari Italiane, Consigliere di Ammini­strazione dell’Unione Fiduciaria, Presidente del Collegio Sinda­cale del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, Consigliere di Amministrazione e Membro della Commissione Regionale per il Lazio dell’ABI nonché Consigliere di Amministrazione e Mem­bro del Collegio dei Revisori della nostra Associazione. Legato da sempre alla sua terra e in particolare alla cittadina alle porte di Roma, lo scorso anno, a testimonianza della sua sensibilità culturale e a coronamento dell’impegno che per la cultura aveva profuso lungo tutta una vita era stato nominato Consigliere di Amministrazione della Fondazione di Partecipazione Arte e Cul­tura Città di Velletri.

Il legame con il territorio è il tratto essenziale dell’intera esperienza di una vita professionale completamente interna, per vocazione e per scelta, al mondo del credito popolare. Un legame che è, esso stesso, caratteristica di quel sistema e che, dunque, tor­na naturalmente nella lettura della vita di Renato Mastrostefano. “Voglia di comunità” la definiva il sociologo polacco Zygmunt Bar­man. Il senso di appartenenza a un preciso gruppo il quale, a sua volta, è legato, o meglio, radicato a un territorio. Un sentimento e una propensione che, causa anche la lunga ed estenuante crisi economia, sono tornati a diffondersi in Italia e che, invece per Mastrostefano, sono stati sempre una bussola certa. Il processo di industrializzazione, causa di poderosi flussi migratori verso le grandi città industriali, soprattutto nel Nord e il conseguente svuo­tamento delle campagne del Sud e del Centro Italia, che hanno caratterizzato l’intero secolo trascorso, sembrava avessero archi­viato quei valori sostituendo il territorio con la grande fabbrica. Ma poi la globalizzazione, la rivoluzione tecnologica e la grande crisi economica e finanziaria hanno rimesso tutto in discussione, e, paradossalmente, fatto riscoprire i valori della materialità e della territorialità. Realtà operose nelle quali i protagonisti economi­ci, imprese e banche, sono tornati a riconoscersi nel legame di comunità, dando ragione a chi, proprio come Mastrostefano, ha testardamente sempre continuato a credere in quel modello fatto di Piccole e Medie Imprese, che su questo modello sono plasma­te e che meglio hanno retto l’urto della crisi, mostrandosi le più resilienti e quelle più pronte a riconquistare posizioni diventando traino per l’intera economia.

Sono stati anni duri. Proprio quelli che Renato Mastro­stefano ha attraversato da Presidente della Popolare del Lazio. Anni nei quali è stato difficile mantenere saldo il timone in un mare agitato da tempeste mai viste prime nel panorama econo­mico mondiale. Dieci anni di crisi, con un crollo di oltre il 10% della produzione industriale e con pesanti ricadute occupazionali e sociali, che hanno messo il Paese a dura prova. Anni che non si possono superare rapidamente e che hanno prodotto inevitabili conseguenze con problemi di bilancio dovuti alla contrazione del reddito disponibile e all’aumento del rischio di povertà, soprattut­to in aeree del Paese, come il Centro Italia, che più di altre erano già, prima della crisi, in sofferenza.

Grazie ai molteplici sacrifici fatti in questi anni, l’econo­mia italiana sta ripartendo con una crescita che è però ancora troppo debole. E tra i sacrifici, sono da annoverare senza dubbio quelli del credito popolare che non ha mai fatto venir meno il proprio sostegno all’economia reale, alle famiglie, alle Piccole e Medie Imprese. In Italia, ancora oggi, la struttura economica è incentrata prevalentemente sulle PMI, quelle con meno di 250 dipendenti, che realizzano il 70% del valore aggiunto naziona­le con l’80% degli occupati complessivi delle aziende. Imprese con rilevanza locale che possono continuare a mantenere elevati livelli di efficienza e di esportazioni in tutto il mondo, proprio grazie a meccanismi virtuosi di relazioni con altre imprese e con le banche del territorio. Imprese e banche legate da relazioni stru­mentali e certamente dalla necessità del perseguimento di un fine economico comune ma per le quali la massimizzazione del profitto non può considerarsi l’unica mission e la funzione socia­le, come la sussidiarietà, non è un elemento secondario.

La centralità del territorio, molto forte nel settore agroali­mentare (settore trainante nel Lazio), è una caratteristica obbligata alla base dell’attività di intermediazione del Credito popolare. Ma­strostefano lo sapeva bene in quanto nato e cresciuto in quella re­altà. Le Banche Popolari, intercettando il credito più di ogni altro tipo di banca, investono, nel loro territorio, quanto in esso raccol­gono proprio perché inscindibilmente legate al suo progresso e al suo sviluppo. Un rapporto che lega queste banche ai territori e che non ha alcuna connotazione di beneficenza o di compiacenza ma nasce da un reciproco interesse e questo lo rende particolarmente solido e durevole. E se è vero che nessuno spirito filantropico ani­ma gli imprenditori-banchieri, è altrettanto vero che esiste, altro elemento utile a capire la “voglia di comunità”, l’orgoglio di dotare il proprio territorio di una banca vicina alla gente, una banca che da quel territorio non vada e venga alla ricerca del mercato del credito più redditizio, che preservi il territorio, che lo sostenga nei momenti più difficili della congiuntura. Di quell’orgoglio Renato Mastrostefano è stato un esempio vivente.

Questa pubblicazione, dunque, vuole ripercorre i dieci anni “terribili” dal punto di vista della Banca Popolare del Lazio e quindi di Renato Mastrostefano. Al termine di questo tunnel si può cominciare, solo oggi, a fine 2017, a “riveder le stelle”, a parlare di ripresa seppur con evidenti difficoltà e con una cresci­ta del PIL che, nel Centro-Italia nel 2016, si è fermata allo 0,7% seppure con dati relativi ai prestiti bancari positivi e che lasciano ben sperare per il prossimo futuro. L’intero sistema bancario ha accresciuto, infatti, nel 2016, i prestiti alle famiglie del 2,3% e alle imprese del 2,4%. Un dato ancor più positivo per le Banche po­polari che, nel Lazio e sempre nel 2016, hanno erogato prestiti per circa 31 miliardi di euro (+3,6). Tra queste, poi, quelle che hanno sede nel Lazio si sono contraddistinte positivamente con impieghi per circa 3 miliardi di euro – 2 alle imprese (+5%) e quasi uno alle famiglie (+3%) – facendo registrare un aumento superiore alla me­dia sia dell’intero sistema che di quello del credito popolare con un +4,6%. Anni difficili, come abbiamo visto che però non han­no fatto venir meno la sicurezza delle Banche popolari che, a fine 2016, possono vantare un dato medio del Core Tier 1 ratio, grazie a importanti patrimonializzazioni, pari al 15,6% – più alto del 7% richiesto dalla normativa prudenziale europea – e un Total Capital ratio pari al 16,4% – anche in questo caso maggiore del limite del 10,5% imposto dalla normativa. Quindi Banche del territorio più sicure e più di quanto richiesto dalle regole imposte dall’Europa già molto più rigide, soprattutto dopo la crisi.

Il sistema economico è composto da realtà produttive di grandi, piccole e medie dimensioni e anche il sistema bancario non può prescindere da questa ripartizione. La biodiversità va, dunque, salvaguardata perché con essa si difende e si rilancia il sistema economico e l’economia reale, si tutela la concorrenza fra banche come da sempre avviene negli altri Paesi, a cominciare da USA e Germania.

Dalla sua terra, dalla sua storia, dalla sua vita, Renato Ma­strostefano, ci consegna un lascito prezioso: ai cambiamenti epoca­li possiamo rispondere soltanto riscoprendo la validità di ciò che si è mostrato essere utile nella nostra storia. Le Popolari che sono state protagoniste della vita economica continuano a rappresenta­re un segmento fondamentale del sistema bancario di questo Pae­se, sono e continueranno ad essere essenziali a sostenere la futura ripresa economica, in un sistema che troverà nella biodiversità il suo punto di forza.

Giuseppe De Lucia Lumeno

Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

07 Dic 2017