Internet e l’educazione finanziaria, il ruolo delle Banche Popolari

L’educazione finanziaria, secondo la definizione della Commissione Europea indica la “capacità dei consumatori e dei piccoli e medi impren­ditori di comprendere prodotti finanziari “retail” al fine di operare scelte consapevoli in campo finanziario”. Dal punto di vista chi si pone il pro­blema di offrire programmi formativi finalizzati a sviluppare ed affinare tale capacità, una simile definizione implica, pertanto, una gamma ecce­zionalmente ampia di attività, sia in considerazione dei possibili “target” di un programma di educazione finanziaria (la voce consumatori e piccoli e medi imprenditori comprende in pratica tutta la popolazione), sia per quanto riguarda gli obiettivi e gli strumenti che possono essere utilizzati al fine di migliorare la qualità delle conoscenze in campo economico e finanziario della cittadinanza.

Il tema dell’educazione finanziaria è, ad oggi, sempre più sentito dal­le istituzioni nazionali ed internazionali; una problematica che si è fatta strada lentamente nelle agende dell’OCSE prima, della Commissione Eu­ropea in seguito ed infine dei Governi nazionali, ma che ha assunto par­ticolare rilievo quando la crisi finanziaria ha messo in risalto le carenze nella capacità di valutazione e scelta degli strumenti di risparmio ed inve­stimento di una grande parte delle famiglie in tutta Europa. Un quadro che, per quanto particolarmente critico soprattutto nei Paesi dell’Est, non è certo roseo nel nostro Paese, da un’indagine condotta dalla Banca d’Italia sulle famiglie italiane, emerge come solo la metà degli intervi­stati risulti in grado di rispondere correttamente a domande inerenti la capacità di gestire il budget familiare, distinguere fra differenti tipolo­gie di mutuo o comprendere le relazioni fra strumenti finanziari diversi; poco più di un quarto del campione è in grado di calcolare correttamente il rendimento di un titolo.

In questo contesto si moltiplicano le iniziative volte a porre rime­dio ad un vero e proprio “gap” formativo che determina pesanti riper­cussioni sia sul corretto funzionamento dei mercati, in quanto operatori poco preparati limitano l’efficienza degli scambi, ma soprattutto, da un punto di vista meno teorico ma certamente più vicino alla realtà, sulle relazioni tra settore bancario e clientela, minate da una sfiducia “di fon­do” riconducibile, nei diversi Paesi, a scandali finanziari e comporta­menti degli intermediati creditizi spesso percepiti come “avversi” dalla clientela. Nonostante la recente entrata in vigore della direttiva MIFID, che impone una pesante semplificazione delle informazioni relative ai contratti bancari e finanziari, resta elevata l’impressione, che il com­parto cerchi sistematicamente di “sfruttare” le scarse conoscenze degli interlocutori, nel caso specifico la clientela di famiglie e piccole e medie imprese, per lucrare guadagni ingiustificati.

Per questo motivo in molti Paesi, nell’ambito di veri e propri “piani nazionali” la responsabilità del coordinamento di vaste campagne infor­mative è stata affidata ad autorità indipendenti (si veda il caso dell’FSA in Inghilterra) in grado di riscuotere maggiore fiducia presso la cittadi­nanza.

In Italia, mentre si sta procedendo nel dare attuazione al Memoran­dum d’intesa tra la Banca d’Italia e Ministero della Pubblica Istruzione siglato nel novembre 2007 per l’avvio di un progetto volto a portare in modo stabile iniziative di formazione in materia economica e finanziaria nella scuola numerose iniziative sono state intraprese dai maggiori or­ganismi istituzionali. Tra questi, l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari ha avviato un proprio progetto sul tema, volto, in primo luogo, a verificare l’attività delle Banche Popolari nel campo dell’educazione finanziaria. Le indagini svolte hanno permesso di appurare come le Ban­che Popolari, in virtù della forte responsabilità verso le comunità servite, intimamente legata alla propria identità di “aziende del territorio”, svi­luppano da tempo una pluralità di iniziative destinate a numerose e varie categorie di soggetti, tese a fornire informazioni e, spesso, vera e propria formazione sui principali temi dell’economia e della finanza. Data que­sta situazione di partenza, il progetto dell’Associazione si è focalizzato sia sull’ulteriore sensibilizzazione delle Banche Popolari rispetto a questa importante tematica, sia sulla produzione di “strumenti” progettati con una doppia finalità:

coadiuvare le Banche Popolari nella progettazione e nella realiz­zazione di programmi formativi dando loro pronta informativa sulle best practices osservabili a livello internazionale ma anche suggerimenti pratici per ottimizzare le modalità di dialogo con la clientela e l’efficacia delle azioni intraprese;

essere suscettibili di immediato utilizzo da parte degli Stake­holders delle Banche Popolari (soci, clienti, dipendenti) quale ausilio per interagire consapevolmente con la propria banca e, in generale, per capire ed affrontare le più comuni questioni legate al mondo bancario e all’economia nel suo complesso.

Ne sono scaturite alcune iniziative tra le quali, per ricordare le più recenti, una pubblicazione tesa a spiegare, con parole semplici, la termi­nologia bancaria, finanziaria ed assicurativa ed una guida, sintetica ma completa, per la realizzazione di progetti di educazione finanziaria pensati per contesti di tipo locale, ovvero per il naturale “habitat” delle Banche Popolari.

Il presente volume risponde, in particolare, al primo degli obiettivi enunciati e nasce da una duplice constatazione. Come evidenziato anche dal più importante studio realizzato ormai due anni or sono dalla Commis­sione Europea la maggior parte degli “schemi di educazione finanziaria” individuati secondo precise regole utilizza il canale di comunicazione Internet come unica o prevalente modalità di dialogo con i destinatari dei programmi formativi.

Tuttavia, come sarà evidenziato nel primo capitolo, la qualità e l’ef­ficacia di programmi formativi “a distanza” varia notevolmente in funzio­ne della piattaforma tecnologica e dalla struttura complessiva, didattica e pedagogica, utilizzate. Non è sufficiente, pertanto, la formula magica “In­ternet” per garantire i risultati sperati: lo sviluppo di iniziative destinate ad avere successo passa per un’attenta valutazione in sede progettuale.

Queste considerazioni assumono rilievo ancor maggiore quando a “pensare” ad un progetto formativo di questo tipo è una Banca Popolare, soggetto tipicamente legato alle aree servite, che fa della relazione “uno a uno” con il cliente uno dei suoi maggiori punti forza. Infatti, come già accennato nelle precedenti pubblicazioni, se garantire la massima traspa­renza e neutralità nella diffusione delle informazioni è una delle regole basilari nella realizzazione di programmi di educazione finanziaria, ciò non significa rinunciare all’opportunità di distinguersi, anche in questo campo, da altri soggetti privi di un peculiare legame con il territorio ed anzi di rendere noti e diffondere, anche grazie a simili iniziative, la pro­pria identità ed i propri valori. Per questo motivo la seconda parte della pubblicazione sarà dedicata ad un’analisi “critica” di alcuni esempi pratici di progetti di educazione finanziaria somministrati attraverso il canale In­ternet al fine di mettere in luce gli aspetti di maggiore interesse e le poten­zialità di utilizzo, per una Banca Popolare, dell’e-learning nell’ambito di specifiche attività formative.

05 Nov 2009