Corte di Giustizia UE: la soglia di 8 miliardi per le Banche Popolari è restrizione alla libera circolazione dei capitali

La Corte di Giustizia europea ha oggi stabilito con sentenza che la normativa introdotta dalla Riforma del 2015, laddove impone alle banche popolari la soglia di 8 miliardi di attivo al di sopra della quale sono costrette a trasformarsi in spa, rappresenta «una restrizione alla libera circolazione dei capitali» vietata dall’art. 63 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Secondo la Corte infatti «limitando l’importanza dell’attività economica che può essere esercitata dalle banche italiane costituite in una determinata forma giuridica, una normativa siffatta può dissuadere investitori di Stati membri diversi dalla Repubblica italiana e di Stati terzi dall’acquisire una partecipazione nel capitale di dette banche e costituisce, di conseguenza, una restrizione alla libera circolazione dei capitali vietata, in linea di principio, dall’articolo 63 TFUE». Che la Riforma delle Banche popolari rappresentasse una smaccata violazione delle norme europee Assopopolari lo ha sempre sostenuto in tutte le sedi competenti.

“La decisione odierna della Corte di Giustizia non fa che ribadire quanto da noi sempre affermato– dichiara Giuseppe De Lucia Lumeno, Segretario Generale di Assopopolari – riconoscendo che la soglia di 8 miliardi viola una delle libertà fondamentali garantite dal Trattato e rimettendo al Consiglio di Stato, dinanzi al quale riprenderà il giudizio, di valutare se nel caso concreto sia stato effettivamente rispettato il principio di proporzionalità. Il Giudice italiano è chiamato infatti a verificare, fra l’altro, così come indicato dalla Corte di Giustizia, se la normativa italiana che impone la trasformazione obbligatoria in spa delle popolari con più di 8 miliardi di euro di attivo sia «idonea a garantire la realizzazione degli obiettivi di interesse generale che essa persegue e che non ecceda quanto necessario per il loro raggiungimento». Del resto, è di tutta evidenza – e lo abbiamo sempre detto – che la fissazione di una soglia per fare la banca cooperativa, per di più così esigua e priva di qualsiasi base giuridica, sia un unicum in tutta Europa”. “Per di più – continua il Segretario Generale – ponendo le banche popolari italiane in una posizione incomprensibilmente deteriore rispetto ad omologhe realtà europee: i primi 50 gruppi cooperativi europei presentano tutti un attivo di gran lunga superiore agli 8 miliardi di euro, con una media superiore ai 160 miliardi. L’auspicio, dunque, non solo nell’interesse della Categoria ma del Paese tutto, è che nel prosieguo del giudizio dinanzi al Giudice del rinvio, il valore rappresentato dalla libertà di impresa, scegliendo liberamente fra i differenti modelli riconosciuti e previsti dall’ordinamento giuridico, trovi infine il giusto riconoscimento”.

17 Lug 2020 Comunicati