Nell’aprile del 1864 nasceva la prima Banca Popolare italiana (Banca Popolare di Lodi). A centosessanta anni da quell’avvenimento che ha segnato la storia del sistema bancario e dell’economia italiana, l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e del Territorio, sta organizzando una serie di eventi per porre l’attenzione su cosa significa e quale è il ruolo oggi del Credito Popolare nell’economia e nella società italiana allargando l’orizzonte anche alla cooperazione bancaria internazionale.
“160 anni – Banche Popolari al servizio del paese” è il titolo del libro che per l’occasione, Giuseppe De Lucia Lumeno, il Segretario Generale di Assopopolari, ha pubblicato e con il quale l’autore non si limita a celebrare la ricorrenza, ma ripercorre il filo che, da quell’evento, si è sviluppato per l’intera penisola contribuendo a fare dell’Italia una delle maggiori potenze economiche dell’occidente.
Oggi, le Banche associate rappresentano circa il 15% delle dipendenze bancarie e intermediano poco meno del 10% dei volumi amministrati dal sistema. Malgrado la complicata fase economica possono vantare ogni anno l’erogazione di circa 150 milioni di utili destinati ai territori, il 70% degli impieghi alle PMI, con 30 miliardi di euro di nuovi finanziamenti alle aziende più piccole e 15 miliardi per mutui casa per venire incontro alle esigenze della clientela colpita dall’aumento dei tassi di interesse.
Per il Presidente dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari, Vito Antonio Primiceri «Il successo delle Banche Popolari dovuto a una brillante intuizione di Luigi Luzzatti, è legato al loro essere banche che vivono nel territorio, del territorio e per il territorio. Esse crescono se cresce il luogo di insediamento e, reciprocamente, quella comunità cresce se possiede un sistema bancario ad essa collegato e da essa sostenuto. Per questo motivo, ancora oggi le Popolari rappresentano un modello ineludibile garantendo la necessaria biodiversità del sistema bancario che è una condizione indispensabile per accrescere la stabilità e la competitività dell’economia a partire dalla centralità delle piccole e medie imprese e delle famiglie».