Esperienze di Educazione Finanziaria

Esperienze di Educazione Finanziaria a confronto: Italia, Europa, Mondo

Si riporta l’introduzione della pubblicazione di Assopopolari a cura di Giuseppe De Lucia Lumeno*

Il tema dell’educazione finanziaria, senza voler prendere in consi­derazione le più alte implicazioni di carattere etico e morale che esso comporta, è sempre stato di vitale importanza e centralità, non soltanto per il sistema bancario ma per la sostenibilità dell’in­tero sistema economico. Soltanto attraverso una, almeno basilare, conoscenza dei meccanismi finanziari i singoli individui, le fami­glie e le imprese possono compiere le proprie scelte in maniera consapevole e, tendenzialmente, sicura. La sua importanza è però cresciuta negli ultimi anni per diversi motivi. L’accresciuta com­plessità dei prodotti bancari e finanziari, le possibilità che il siste­ma bancario offre ai propri clienti relativamente a finanziamenti, mutui, investimenti, gestione del risparmio, sistemi di pagamento, nuove tecnologie, è incommensurabilmente più ampia rispetto a pochi anni fa. A questo si aggiunge la constatazione che oggi, differentemente dal passato, tutti siamo chiamati a far fronte, con i nostri risparmi, a questioni, come quella previdenziale o assisten­ziale, un tempo affidate interamente al sistema pubblico. Infine, ultima, ma certamente non ultima, la crisi economica e finanziaria, scoppiata nel 2008 e non ancora superata, ha prodotto inevita­bili conseguenze complesse ed estremamente delicate anche su questo tema e sulla necessità di adeguati strumenti conoscitivi per poter farvi fronte.

I sistemi bancari e finanziari, fino ai primi anni Ottanta, erano rimasti piuttosto stabili nella conformazione che avevano assunto negli anni Trenta a seguito delle prime leggi bancarie e fi­nanziarie entrate in vigore nei diversi Paesi occidentali. I fenomeni di deregolamentazione e liberalizzazione hanno invece caratteriz­zato l’ultimo trentennio e, alla relativa semplicità, precedentemen­te in essere, sono subentrati prodotti bancari e finanziari sempre più complessi. Basti, ad esempio, pensare agli strumenti derivati, un tempo pressoché inesistenti e oggi alla portata di qualsiasi in­vestitore, o ai prodotti della finanza strutturata, o anche ai prodotti bancari che mischiano servizi assicurativi e di gestione del rispar­mio con i servizi di pagamento tipici del deposito tradizionale, o anche l’uso dell’internet banking. La complessità di molti di questi prodotti presuppone livelli di educazione finanziaria ben al di là di quelli che si osservano di solito.

La riduzione dell’intervento pubblico nell’economia, so­prattutto relativamente al welfare, affida ai risparmi privati la rispo­sta a esigenze di varia natura a cominciare da quella previdenziale, con tutta una serie di offerte relativamente, ad esempio, alla previ­denza complementare o alla gestione del TFR. La sola sostituzione parziale della pensione pubblica con schemi pensionistici privati richiede necessariamente di potenziare il livello di educazione fi­nanziaria di ampie fasce di cittadini. In assenza di ciò, larga parte della popolazione potrebbe ritrovarsi a soffrire un disallineamen­to tra le proprie esigenze concrete e i frutti delle scelte finanziarie compiute. Ma la previdenza non è l’unico ambito nel quale è ri­chiesta la gestione direttamente ai privati. Si avverte sempre di più la necessità di assicurazioni sanitarie private o piani di risparmio per far fronte ai diversi cicli di studi dei propri figli.

Infine la crisi economica, la crisi finanziaria e quella occu­pazionale hanno prodotto, inevitabilmente, una profonda crisi di fiducia nei confronti del sistema economico e di quello bancario. I noti e recenti fatti di attualità mostrano come questo tema abbia guadagnato una grande attenzione in Italia, non soltanto da parte dei mezzi di informazione, ma soprattutto dei cittadini preoccupati dalle vicende legate alla salute degli istituti di credito. E’ sempre più evidente, sotto gli occhi di tutti, come il tema della fiducia da una parte e della consapevolezza delle scelte dall’altra abbiano assunto, in una lunga fase di crisi, un valore etico oltre che strategico.

L’Italia, di fronte a queste sfide, ha ancora molta strada da fare. Lo studio, raccolto in questa pubblicazione, fornisce dati non certo esaltanti dai quali, però, si intravede un certo miglioramen­to. Infatti, nella lista di 143 Paesi, il livello di educazione finanziaria dell’Italia si colloca al 13° posto. Il nostro Paese ha un punteggio di 58 che, paragonato a quello della Danimarca, della Svezia e della Norvegia (71, il livello massimo), ci spinge comunque a mi­gliorarci.

Dunque, a prescindere dalle polemiche emerse sul grado di consapevolezza nei casi in cui i nostri risparmiatori hanno subito perdite (bond argentini o Parmalat di molti anni fa o titoli subor­dinati delle quattro banche che sono state oggetto di risoluzione nei mesi scorsi), per l’Italia esiste, indubbiamente, un problema di educazione finanziaria ancora non adeguata al livello di sviluppo e alle sfide poste dal contesto attuale. Occorre lavorare su più piani, distinguendo una prospettiva di breve e da una di medio-lungo periodo. Nel medio-lungo, la scuola ai suoi vari livelli è l’istituzione ideale ove convogliare uno sforzo per accrescere la consapevolezza dei comportamenti finanziari. Sono però necessari anche interven­ti, nel breve tempo, sulla popolazione adulta. Il sistema finanziario italiano, a partire dalle Autorità di settore (Banca d’Italia e Consob) e dall’ABI, si sta già muovendo in questo senso. È opportuno che tut­te le banche e le istituzioni finanziarie non manchino all’appello.

Come più volte è stato sottolineato e soprattutto dimo­strato, per le Banche Popolari la fiducia è un valore centrale che non si improvvisa. Essa rappresenta il punto essenziale di un rap­porto e di una storia di relazioni e di conoscenza reciproca che matura anche grazie ad operazioni volte, appunto, ad informare e a rendere clienti e soci consapevoli delle scelte economiche e finanziarie che compiono quotidianamente. La banca ha il dove­re di assistere ed anche di guidare i propri clienti nelle scelte che questi fanno. Ma le scelte devono essere sempre compiute au­tonomamente e coscientemente dai clienti. Questo nostro convincimento spiega il perché le Banche Popolari, guidate dai propri principi di sussidiarietà, solidarietà e territorialità, siano impegnate da tempo nel mettere a disposizione delle proprie comunità, com­poste da famiglie, giovani e imprenditori, strumenti di formazione economica. Tali iniziative si caratterizzano oltre che per la struttura prevalentemente locale, per essere state concepite all’interno di una più ampia azione di “responsabilità sociale” verso i territori dei quali le Popolari sono espressione.

Assopopolari, come dimostra anche questa pubblicazione, con la consapevolezza di quanto sia delicato e non certo rinviabile un problema che ha sempre sentito come proprio, sta dunque investendo risorse ed energie per una quanto mai articolata opera di educazione finanziaria che sensibilizzi alle tematiche della con­sapevolezza finanziaria, dell’oculata gestione dei risparmi e della prudente strategia previdenziale.

                 *  Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari